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domenica 2 novembre 2008

cibo e dintorni

Ciao, l'alimentazione umana ha subito con il passare dei secoli, un cambiamento drastico; non tanto per quello che si mangia carne, pesce, latticini etc. ma per come questi alimenti vengono preparati per il consumo. Voglio mettere a disposizione un bel pò di articoli che prenderanno in esame ciò di cui ci cibiamo. buona lettura!



GLUTAMMATO e ASPARTAME Introducendo glutammato attraverso l'alimentazione (lo zucchero sintetico aspartame, glutammato monosodico, proteine vegetali idrolizzate, ecc.), i livelli nel sangue (del glutammato) aumentano fino a 20 volte! In pratica vengono stimolati tutti i ricettori: ecco perché alcune persone hanno dispepsia o diarrea esplosiva, perché i glutammati stimolano i ricettori dell’esofago e dell’intestino. Altri possono sviluppare colon irritabile, se invece soffrono di reflusso esofageo, questo peggiora. Quando il fenomeno interessa il sistema cardiocircolatorio, potrebbe invece spiegare l’aumento di infarti letali, sempre più numerosi.

La cosa comune a tutti questi casi è un livello basso di magnesio. Quando il magnesio è basso, i ricettori del glutammato diventano ipersensibili e le persone – specie gli atleti – possono avere infarti improvvisi. Se mangiano o bevono qualcosa che contiene glutammato (una dissetante diet-coke prima di allenarsi), si produce una iperattività cardiaca e potrebbero morire di infarto. L’infarto improvviso è dovuto a due cose: aritmia, molto più diffusa, e gli spasmi delle coronarie. Entrambe le cose potrebbero essere provocate dal glutammato.

Additivi che contengono sempre Glutammato: Glutammato monosodico; Proteine vegetali idrolizzate; Proteine idrolizzate; Piante proteiche idrolizzate; Estratti di piante proteiche; Sodio caseinato; Calcio caseinato; Estratto di Lievito; Proteine strutturate; Avena idrolizzata.
Alimenti che contengono spesso Glutammato: Estratto di Malto; Condimento al malto; Brodo; Condimenti; Condimenti naturali; Spezie.
Alimenti che non contengono Glutammato:
Enzimi; Proteina concentrata di soja;

- Aspartato o acido aspartico è un amminoacido usato dal cervello come neurotrasmettitore: è una eccitotossina. Ad alte dosi può provocare la morte dei neuroni.
- Glutammato è un amminoacido eccitante usato nel cervello come neurotrasmettitore. Ad alte dosi è considerato una eccitotossina. Quando gli è concesso di accumularsi a concentrazioni elevate, può diventare un veleno potente per i neuroni del Sistema nervoso.
- Glutammato monosodico (MSG) è il sale sodico del glutammato. Ha le stesse proprietà eccitanti del glutammato.

- L'Aspartame, lo zucchero sintetico, è composto da: Acido aspartico (40%), Fenilalanina (50%), metanolo (10%).

UOVA
Quali sostanze nutrizionali potranno mai fornire delle uova prodotte all'interno di veri e propri lager per animali?

Per la salute e il rispetto del mondo animale, fai molta attenzione al codice riportato!

Conosci le tue uova?

Oggi il 90% delle uova in Italia è ottenuto da galline IMPRIGIONATE A "VITA" negli allevamenti in batteria, in gabbie di metallo, così PICCOLE DA NON RIUSCIRE NEANCHE A MUOVERE LE ALI, che dovrebbero essere eliminate o notevolmente ampliate e modificate a partire dal 2012, secondo quanto stabilito da una normativa dell'Unione Europea.

Un codice alfa numerico identifica ogni uovo:
il primo numero Indica la tipologia di allevamento

0 = biologico (1 gallina per 10 metri quadrati su terreno all'aperto, con vegetazione)

1 = all'aperto (1 gallina per 2,5 metri quadrati su terreno all'aperto, con vegetazione)

2 = a terra (7 galline per 1 metro quadrato su terreno COPERTO di PAGLIA 0 SABBIA) - CAPANNONI PRIVI DI FINESTRE e luce sempre accesa!

3 = IN GABBIA (25 GALLINE PER METRO QUADRATO IN POSATOI CHE OFFRONO 15 CM . PER GALLINA) - UNA SCATOLA Di SCARPE PER TUTTA LA LORO VITA

A terra dentro capannoni

In gabbia dentro capannoni

Le seconde due lettere indicano il paese di provenienza o codice dello stato (1T" Italia).
Le tre cifre successive indicano il codice ISTAT dei comune dove è ubicato l’allevamento e le due lettere vicine la provincia di produzione.
Un numero progressivo di tre cifre consente di identificare in modo univoco l'allevamento di provenienza in cui la gallina ha deposto l'uovo.
Può essere, inoltre, aggiunta una lettera (A..2) in coda al numero distintivo per l'identificazione dei singoli branchi di galline ovaiole o dei diversi locali dell'allevamento nei quali esse "soggiornano".
Numerose ricerche hanno evidenziato un maggiore contenuto di acido folico e di vitamina B2 nelle uova provenienti da galline allevate all'aperto, rispetto a quelle ottenute in allevamenti intensivi.

NON ACQUISTATE UOVA CODICE 2 E 3


ADDITTIVI e AROMI

La prestigiosa rivista medico-scientifica “Lancet”, lancia l’allarme: “Gli additivi aumentano l’iperattività e deficit di attenzione nei bambini
Chiedo scusa: ma dove sta la notizia?

Dico questo perché nel nostro piccolo, anche noi, come altri siti, riviste o libri (certamente non ufficiali e quindi senza alcun valore) denunciamo da anni additivi e aromi chimici di sintesi contenuti negli alimenti, in quanto estremamente pericolosi per la salute!
Non è la prima volta che se ne parla. Già negli anni ’70 alcune ricerche ipotizzavano che alcuni coloranti fossero legati all’iperattività”, dice Paolo Aureli, Direttore del Centro nazionale per Qualità e il Rischio alimentare dell’Istituto Superiore di Sanità italiano.

Già, non è certo la prima volta, e c’è pure dell’altro: la pericolosità degli additivi non riguarda solo la presunta iperattività infantile, che aumenta in presenza di sostanze chimiche, ma tocca numerosi aspetti della vita umana infantile e adulta. Ricordo che esistono studi seri, ovviamente poco pubblicizzati, che dimostrano come bambini autistici hanno avuto un notevole miglioramento della loro condizione, eliminando totalmente gli additivi dall’alimentazione!
E’ un fatto noto che la chimica ingerita, è tanto più pericolosa quanto più delicate sono le condizioni del sistema nervoso centrale e del sistema immunitario. Bambini estremamente sensibili, come gli autistici, o quelli che soffrono di un disturbo comportamentale, manifestano maggiormente la tossicità degli additivi rispetto un bambino che non ha apparentemente nulla di particolare.

La pubblicazione della ricerca, finanziata dall’agenzia britannica per la sicurezza alimentare, Food Standard Agency, secondo la quale l’assunzione di alimenti contenenti additivi chimici (in particolare coloranti) è causa di un aumento dei livelli di iperattività nei bambini di età compresa tra i 3 e i 9 anni, per tanto non è una novità, ma semmai la conferma che in molti avevano visto giusto!
Oggi, dove sono finiti coloro che anni fa, screditavano e ridicolizzavano gli avvertimenti dati sull’argomento? Forse si sono nascosti da qualche parte? o peggio ancora, riciclati come esperti di alimentazione naturale?

Ma vediamo nel dettaglio com’è avvenuta questa recente sperimentazione.
Un gruppo di 297 bambini - una parte di questi affetti da disturbi del comportamento - sono stati divisi in due gruppi separati (153 e 144). A tutti i bambini è stato dato da bere succo di frutta, ma alcuni avevano succo addizionato con un mix di additivi-E, altri invece solo succo.
Risultato: i bambini che hanno assunto sostanze le chimiche di sintesi (additivi-E), erano più rumorosi, perdevano concentrazione, maggiormente impulsivi, rispetto a quelli che avevano bevuto il succo puro (indipendentemente se avevano o meno problemi di comportamento)!
Per questo motivo i ricercatori, consigliano ai genitori di non far consumare ai propri figli i seguenti coloranti: E102, E124, E122, E110 e il sodio benzoato E211.

Noi invece continuiamo a ribadire e sottolineare la pericolosità di quasi tutti gli additivi/aromi che vengono introdotti nei non-cibi.
Se un alimento è vivo, sano e buono NON ha bisogno di alcuna sostanza addizionata, perché il suo gusto è dato dalla Natura: non sarà bello esteticamente, ma la cosa importante è l’apporto nutrizionale!
Se un cibo invece è morto (come tutti quelli prodotti a livello industriale), non ha alcun gusto perché le materie prime sono poche e di scarsa qualità (molto spesso liofilizzate), ha bisogno per essere venduto di un sostegno nel gusto e nell’estetica: aromi - costruiti in laboratorio - che ingannano il cervello dando un gusto accettabile in bocca, e additivi per renderli più belli alla vista e al tatto!

L'aroma di un cibo può essere all'origine del novanta per cento del suo sapore!
Oggi gli scienziati pensano che noi esseri umani abbiamo acquisito il senso del gusto per evitare di rimanere avvelenati (le piante commestibili hanno un gusto dolce, quelle velenose amaro). Il cibo dovrebbe aiutarci a distinguere il cibo adatto da quello che non lo è. Le nostre papille gustative possono individuare una mezza dozzina di sapori base: dolce, acido, amaro, salato, aspro e unami (sapore scoperto dai giapponesi: gusto ricco e corposo che ha origine dagli aminoacidi di cibi come crostacei, funghi, patate e alghe).
Le papille però sono un mezzo di riconoscimento molto limitato se paragonato all'olfatto, che può percepire migliaia di aromi chimici diversi!
Il naso umano è più sensibile di qualsiasi strumento inventato finora. Un naso può distinguere aromi presenti in quantità di poche parti per trilione, cioè lo 0,000000000003 percento.
Non c'è dubbio che quindi il sapore sia prima di tutto l'odore dei gas rilasciati dalle sostanze chimiche che vi siete appena messi in bocca

Ecco perché lo scopo degli aromatisti in camice bianco, quelli che lavorano nelle aziende plurimiliardarie dedite alla costruzione in laboratorio di aromi, come la sconosciuta ma potentissima I.F.F., International Flavors & Fragrances (senza il suo 'lavori di sintesi', gli hamburger non saprebbero di affumicato, i milk-shake di fragola, il dentifricio di mela, ecc. ecc.) è quello di azzeccare il gusto giusto!
Una volta azzeccato
l'aroma, va verificata però la "sensazione" che produce in bocca. Per questo si ricorre alla "reologia", una branca della fisica che studia il flusso e la deformazione dei materiali. Delle 'bocche meccaniche', in grado di elaborare dati provenienti da svariate sonde, misurano le proprietà reologiche di un cibo: scorrimento, punto di rottura, densità, croccantezza, masticabilità, viscosità, grumosità, gommosità, duttilità, scivolosità, levigatezza, sofficità, umidità, succosità, spalmabilità, elasticità e adesività.
E abbiamo il coraggio di chiamarlo cibo?

Vi serve un esempio concreto? Il tipico aroma artificiale di fragola (che purtroppo per noi troviamo in tutti i composti di fragole: yogurt, dolci, marmellate, ecc. che hanno nell'etichetta la scritta aromi): contiene questi ingredienti: amil-acetato, amil-butirato, amil-valerato, anetolo, anisil-formato, benzil-acetato, benzile-isobutirato, acido butirrico, cinnamil-isobutirato, cinnamil-valerato, olio essenziale di cognac, díacetíle, dipropil-chetone, etil-acetato, etil-amilchetone, etil-butirato, etil-cinnamato, etil-eptanoato, etil-eptilato, etil-Iactato, etil-metilfenilglucidato, etil-nitrato, etil-propionato, etil-valerato, eliotropina, idrossifreniP2-butanone (soluzione al dieci percento in alcol), alfa-ionone, isobutil-antranilato, isobutil-butirato, olio essenziale di limone, maltolo, 4metilacetofenone, metil-antranilato, metil-benzoato ' metil-cinnamato, carbonato di metil-eptina, metil-naftil_chetone, metilsalicìlato, olio essenziale di menta, olio essenziale dì neroli, nerolina, neril-isobutirato, burro di giaggiolo, alcol fenetilico, etere di rum, gamma-undecalactone, vanillina e solvente.
Può bastare? Non vi descrivo il processo vero e proprio di fabbricazione, e soprattutto i solventi che vengono utilizzati!

Lo scotto da pagare infatti non ha prezzo, perché questi ‘sostegni’ risultano essere molto pericolosi per la salute: il famoso rovescio della medaglia!
Ad eccezione di pochissimi additivi (un esempio per tutti l’acido ascorbico o vitamina C, la cui sigla è E300), è vivamente sconsigliato, soprattutto per i bambini, utilizzare cibi o bevande contenenti additivi, aromi e altre porcherie chimiche!

In commercio l’alternativa c’è, basta volerlo.
Ovviamente tutto dipende da quanta importanza diamo al cibo che mangiamo, perché se vediamo gli alimenti come un qualcosa da ingoiare quando si ha fame, e basta, allora tutte queste parole non servono a nulla.
Così facendo però continueremo a trovare gli scaffali dei supermercati pieni di cibo-spazzatura industriale!
Al contrario, se crediamo che “siamo fatti di ciò che mangiamo”, allora è ovvia l’importanza di una dieta sana, composta da cibi vivi, naturali e pieni di sostanze utili all’organismo (fitonutrienti).
Se cambiamo gli acquisti prediligendo cibi sani a spazzatura industriale, vedrete sempre meno chimica negli scaffali, questo perché le multinazionali (tranne in alcune rare eccezioni) sono costrette, pena il fallimento, a seguire le scelte dei consumatori.

Ecco in sintesi questi additivi!
I coloranti (sigle da E100 a E199), sono sostanze chimiche che servono per rendere il cibo esteticamente più bello allo sguardo.
I conservanti (sigle da E200 a E299) servono, lo dice il nome stesso, a rendere duraturo nel tempo (da qualche giorno a qualche anno!) un alimento.
Gli antiossidanti e regolatori di acidità (sigle da E300 a E399) servono a impedire l’ossidazione.
Gli addensanti, emulsionanti, gelificanti e stabilizzanti (sigle da E400 a E499) migliorano anch’essi le caratteristiche del cibo.
Infine gli esaltatori di sapidità (sigle da E600 a E699), tra cui il pericolosissimo glutammato monosodico (E620) rendono un cibo morto e privo di gusto, buono e appetitoso. Con l’eccitotossina chiamata glutammato monosodico, per esempio (fungendo da recettore neurale), è possibile mangiare con estremo piacere una suola di scarpe!
Negli additivi vari, cioè quelli che vanno da E900 a E999, rientrano gli edulcoranti di sintesi, cioè i dolcificanti, tra cui la sostanza più pericolosa in commercio: l’aspartame (E951).
Ma non finisce qui, perché gli additivi continuano da E1000 a E1999.

Quello che si può notare dal numero spropositato di queste sigle, per noi incomprensibili, è che siamo totalmente circondati da alimenti pregni di composti chimici di sintesi - cioè di derivazione petrolifera - di cui non si conoscono gli effetti collaterali sulla salute pubblica nel medio e lungo periodo! Ma neppure nel breve.
Ogni tanto viene pubblicata una ricerca che conferma la tossicità e/o pericolosità di una o più sostanze. Ma possiamo noi attendere che siano i responsabili della salute (sempre più spesso nella busta paga delle lobbies agroalimentari) a dirci se un additivo è cancerogeno, teratogeno (provoca malformazioni nei feti), oppure no?
Potrebbe accadere - come infatti accade - che ce lo dicano dopo decenni di utilizzo!

Impariamo allora ad usare il nostro cervello in maniera indipendente (dal tubo catodico, e dagli esperti della salute pubblica), e soprattutto a pensare fino in fondo.
Impariamo insomma a diventare i veri e unici artefici della nostra salute.
Per tanto diciamo NO a questa situazione di fatto, iniziando a comprendere l’importanza della nutrizione e prendendo coscienza del potere che abbiamo noi come consumatori.


LO ZUCCHERO
L'unico sapore dolce che l'uomo, non ancora colpito dalla civiltà, conosceva, era quello del miele, certo mangiava anche frutta e radici zuccherine o petali di fiori dolciastri ma il gusto pieno e tondo del dolce lo trovava solo nel miele, il solare miele, frutto della natura vegetale ed elaborato dalla natura delle api che a quei tempi non erano ancora schiave degli uomini. In effetti l'apicoltore può essere amico o nemico delle api ma questo ci porterebbe fuori discorso.

Analizziamo l'essenza del miele: esso è ambrato, porta calore a chi lo usa, è figlio del sole e dei calori estivi, viene elaborato dalle api a partire dai pollini floreali. Il fiore rappresenta l'organo di riproduzione della pianta, di solito è posto in alto ovvero ha più rapporto con le altezze che con il terreno. L'ape dal canto suo assomiglia al cibo di cui si nutre: infatti essa vola, non tocca mai terra, se lo fa è perché cade nelle prossimità dell'alveare quando, di ritorno dal suo supermercato floreale, è troppo zavorrata di polline oppure cade a terra quando è prossima alla sua fine, per il resto la sua esistenza la passa all'interno dell'alveare dove vive entro un mondo di fiori: miele, cera, pappa reale, propoli... oppure volando di fiore in fiore.

Sua cugina, la vespa, invece è molto più impregnata dalle forze terrestri, infatti per lei è indifferente nidificare per terra, sopra di un albero, sotto una grondaia o peggio dentro il vano delle persiane.
L'ape no. L'ape è un insetto non insetto che se ne sta a metà tra il mondo animale e quello vegetale. Essa costruisce un ponte tra il Sole e la Terra.
Dunque in un tempo lontano l'umanità si rivolgeva al miele e al tempo stesso al sole e ai fiori per trarre godimento (nonché minerali, zuccheri e vitamine).
L'umanità guardava alle altezze delle origini e trovava il miele, guardava al dolce ricordo del sapore latteo che nutre ogni infante e ritrovava traccia di questo nel miele.
Per chi volesse conoscere meglio l'essenza delle api ed il loro compito sulla Terra Vi consiglio di leggere "Le api" di Rudolf Steiner editrice Antroposofica.

Alessandro il Macedone (356 - 323 a.C.), che ebbe come precettore Aristotele e che è conosciuto per le sue gesta come Alessandro Magno, ebbe il destino di unire l'Occidente all'Oriente. Con il suo poderoso esercito condusse una delle più memorabili imprese della storia. Combatté e vinse ripetutamente il re persiano Dario terzo Codomano, fondò nel 332 a.C. Alessandria d'Egitto ed il suo sogno fu quello di creare una monarchia universale. I soldati della falange macedone erano equipaggiati con lance molto più lunghe di quelle impiegate da ogni altro esercito, si chiamavano "sarisse", e dimostravano che l'ingegno supera la forza fisica, infatti le sarisse arrivavano a contatto con l'avversario prima che la lancia di questi potesse arrivare a contatto con i soldati alessandrini.
Arrivando infine, dopo tanto combattere, alle sponde dell'Indo, Alessandro si fermò e mentre si trovava in quei luoghi così lontani i suoi generali vennero a riferirgli che avevano trovato "un miele che non aveva bisogno delle api". Si trattava della canna da zucchero che a quei tempi in Asia era già coltivata, da essa si estraeva un liquido che veniva mangiato dopo essere stato asciugato (processo di cristallizzazione) dentro a delle grandi foglie.

Nel suo ritorno verso la Grecia Alessandro portò con sé la canna da zucchero che venne così piantata nei luoghi dove egli passava. Dopo la scoperta o meglio la riscoperta dell'America (già in tempi precristiani c'era chi passava l'Atlantico con piccole imbarcazioni allo scopo di studiare le reazioni dell'organismo umano esposto all'azione delle forze telluriche presenti a quel tempo e ancora oggi in quei luoghi), avvenuta in epoca Rinascimentale (guarda a caso), la canna da zucchero prese la via per le Antille, per Cuba (a Cuba esiste il Ministero per la canna da zucchero e penso sia l'unico al mondo) e per molte altre isole dove oggi rappresenta una delle principali risorse economiche.
Possiamo allora affermare che con Alessandro Magno che fa incontrare l'Occidente con l'Oriente, l'umanità entra in una sua nuova fase; infatti la grecità, influenzata in parte dall'Oriente, agì sul pensiero umano dell'epoca, poi su Roma e il suo vasto impero e continua a farlo anche all'epoca nostra.

Dal solare mondo rappresentato dal miele, l'umanità inizia la sua discesa sempre più veloce nella terrestricità e lo fa, se vogliamo usare un simbolo, calandosi lungo la verticalità del fusto della canna da zucchero.
Dunque per molti secoli il sapore dolce deliziò il palato degli uomini sottoforma di miele e di zucchero (molto grezzo) di canna, questo perdurò fino a quando Napoleone Bonaparte (1769 1821) "chiuse" l'Europa impedendo gli scambi commerciali con il resto del mondo. A quel tempo si era già iniziato ad usare la barbabietola da zucchero e lo zucchero che si estraeva da questa era abbastanza grezzo e di colore giallognolo; Napoleone incentivò gli zuccherifici europei e così per un buon periodo i nostri avi usarono lo zucchero della barbabietola.
Finita la chiusura dei commerci con l'estero, la canna ritornò sulle tavole europee a spartirsi con la barbabietola il ruolo di dolce complemento alimentare; certo lo zucchero di barbabietola costava meno onde per cui a lungo andare la vinse e divenne quasi ovunque l'unico dolcificante (più, naturalmente, il miele che però veniva più impiegato come medicina che come alimento).

Lo scoppio della prima guerra mondiale fece si che quasi l'intera produzione di zucchero da barbabietola venisse impiegato a fini bellici, se ne ricavava infatti la nitroglicerina (glicerina ricavata dai glicidi = zuccheri) come spiega il dr. R. Hauska nel suo "La natura della sostanza".
Al posto dello zucchero da barbabietola, scarsamente disponibile al popolo, per dolcificare s'iniziò ad usare la saccarina.
L'Umanità scese dunque dalle altezze dei tempi del miele e, calandosi lungo il fusto della canna da zucchero, arrivò nella zona delle radici dove vive, nel buio del sottosuolo, la barbabietola. Arrivare in quel primo sottosuolo non bastò: l'Umanità sprofondò ancora di più, più in basso, nelle viscere terrestri dalle quali si estrae il carbon fossile, infatti la saccarina è prodotta a partire dal carbon fossile.

Dalle altezze alle profondità per sperimentare del tutto la materia, per incorporarsi, per soggiacere al peso che la materia rappresenta nei confronti dello spirito. Ogni discesa però è preludio ad una prossima risalita e nell'infinitamente piccolo questa risalita sta timidamente iniziando.
Nel miele vediamo espressa l'azione del sole nei confronti di quello che è l'apparato riproduttivo della pianta (il fiore), nello zucchero di canna troviamo la situazione intermedia di fusto e foglia mentre nella barbabietola troviamo l'azione della radice; questa tripartizione o triarticolazione la troveremo spiegata più avanti.
All'inizio dello scorso secolo il consumo medio di zucchero pro capite era di circa 2 chili all'anno, nel 1990 per quanto riguarda la nostra penisola siamo giunti ad un consumo annuo pro capite di circa 55 chili. Certamente un poco di zucchero non può nuocere, anzi essendo ricavato da una radice, come vedremo più avanti, può stimolare l'attività cerebrale ma 55 chili all'anno (70 in Irlanda) sono una cifra impossibile. Lo zucchero si trova ovunque: nel pane, negli insaccati, nelle conserve, nelle sigarette (fino al 17%), senza contare i dolci, le caramelle, il cioccolato e naturalmente l'uso che se ne fa nel tè o nel caffè.

UNA SOLA LATTINA DI BIBITA DOLCE GASSATA (cola, aranciata ecc.) CONTIENE MEDIAMENTE 10 CUCCHIAINI DI ZUCCHERO!

Lo zucchero dei nostri nonni era meno bianco del nostro, meno raffinato e non riluceva; da qualche decennio invece lo zucchero viene raffinato oltremodo e ad esso viene aggiunto un riflessante ottico molto pericoloso: il blu oltremare!




POLLI

Tutti i polli che compriamo e mangiamo, in tutto il mondo, sono oramai solo di un paio di razze ibride (denominate COBB 500, i cui brevetti sono in mano alla The Cobb Breeding Company LTD), nate nei segreti laboratori di genetica applicata, selezionate esclusivamente per l’ingrassaggio. Il risultato di queste selezioni è una vera macchina biologica ad elevatissimo “indice di conversione”: un broiler

mangia un chilo e mezzo di mangime e ne “produce” uno di carne. Lo fanno vivere solo 35 giorni (non ha neanche il tempo per diventare pazzo). Questi polli denominati “galletti” quando arrivano a “maturazione” pesano vivi in media sui 2,3 chili e preparati a busto circa 1,2. Per avere queste rese così elevate e cicli biologici così accelerati servono allevamenti e mangimi adatti.

Come vengono allevati
Si chiama allevamento integrato. Assoggettato, cioè, alla filiera industriale della produzione di carne, le cui principali fasi sono: produzione della gallina ovaiola, incubatoi delle uova, produzione dei pulcini, magnifici, macelli, industria di lavorazione, logistica, commercializzazione nella rete della grande distribuzione organizzata. Nel nostro paese due aziende controllano oltre il 70% del mercato. Una è l’AIA del gruppo Veronesi e l’altra è del gruppo Amadori.
L’allevamento viene svolto in grandi capannoni dove possono stare decine di migliaia di volatili: con una densità di 10-15 per metroquadro, sino a 30 chili di “carne” a mq. (I regolamenti UE per gli allevamenti biologici stabiliscono in tre polli per metro quadrato la densità massima ammissibile). Beccano tutto ciò che ha colore paglierino, giorno e notte, grazie all’illuminazione artificiale. Le temperature sono sempre elevate (anche a causa della luce e delle deiezioni, che vengono raccolte con una ruspa per la produzione della pollina, sottoprodotto usato come concime agricolo o combustibile; e fino a 10 anni fa come mangime per bovini da ingrasso).
Le condizioni igieniche sono terribili. Gli animali vivono dal primo all’ultimo giorno della loro brevissima vita calpestando e dormendo sulle loro deiezioni. Le infezioni batteriologiche sono contrastate dal primo all’ultimo giorno di vita con gli antibiotici contenuti nei mangimi; ma per i virus – come si sa – non ci sono farmaci. Da qui l’uso di vaccini che, come è noto, creano una quantità di anticorpi che contrastano l’estrinsecazione delle manifestazioni patologiche del virus, ma impediscono la eradicazione dello stesso, consentendo che animali solo apparentemente sani siano commercializzati: con il rischio che il virus si trasferisca dall’animale all’uomo. A questo si aggiunge il rumore spaventoso provocato dal pigolare di 50.000 – 100.000 animali spaventati, tenuti in quelle condizioni.
L’organismo del broiler, che è pur sempre un animale diurno, viene messo a dura prova, l’apparato digerente stressato, la sua capacità di resistenza agli agenti patogeni fortemente indebolita. Nel territorio dove sono inseriti, senza un minimo di criterio di biosicurezza, questi allevamenti sono delle vere e proprie bombe batteriologiche, pericolose e costose per tutta la collettività. Pericolose, in quanto incubatoi di possibili virus trasmissibili agli uomini, come salmonelle e influenze; costose, come il caso dell’ultima peste aviaria costata alla sola regione veneta 110 miliardi, e altri 500 allo stato.

Cosa mangiano
I polli dovrebbero mangiare mais, soia e fibre. Trasformano proteine vegetali in proteine nobili. I broiler, che rappresentano il 99% dei 520 milioni di polli e dei 22 milioni di tacchini che mangiamo ogni anno, mangiano esclusivamente mangimi industriali, prodotti in larghissima misura da due o tre aziende. Le formule di questi mangimi sono top secret; possono in questo modo metterci dentro di tutto e di più. Il mais e la soia, che sono i componenti principali (fino al 60/70%), sono in grandissima parte di importazione e di produzione transgenetica, perché costano meno. Contrariamente alle normative per i bovini, i mangimi per pollame e tacchini possono contenere farine di carne e di pesce, pannelli di olio esausto, grassi di origine animale. La vicenda di due anni fa dei polli belgi alla diossina è dovuta a un “eccesso” di PCB, ma se sta nei limiti tollerati si può dare da mangiare ai polli anche oli esausti di motori.
Ma i risultati migliori si ottengono con le proteine animali derivate dalle interiora, dalle teste, dalle zampe, dalle piume derivate dai loro fratelli morti in precedenza; oltre alle proteine animali acquistate dove costano meno (farine di sangue e di pesce). Ai polli ed ai tacchini ne vengono somministrate una quantità fino al 30% nel tacchino, un po’ meno per il pollo.

Cosa si ottiene
Si ottengono dei pulcinotti venduti come galletti o tacchini, con una carne senza gusto né qualità organolettiche, e di dubbia salubrità.
I polli così allevati se li cucini due minuti di più letteralmente si sbriciolano, se li lasci raffreddare rilasciano il classico odore di pesce con cui sono stati allevati. Oggi la carne di pollo non viene offerta da nessun ristorante degno di questo nome, viene data solo nelle mense delle fabbriche, delle scuole o per le mense delle famiglie sotto i due milioni al mese.
Per i tacchini è ancora peggio: la carne è letteralmente immangiabile. Amadori la tritura, aggiunge un po’ di manzo e propone in questi giorni con la pubblicità i rotoloni di carne “per una buona domenica da passare in famiglia”. Questi rotoli sono fatti con la carne di tacchini con aggiunta di carne di manzo e – come si dice in gergo – con la giusta quantità di aromatizzanti.
Nessuno, ad esclusione dei pochi NAS, protegge i consumatori. Nessuno controlla, e i nostri 7000 veterinari pubblici, come da precise istruzioni, guardano, registrano, e alla fine non possono fare altro.

MARGARINA
Gli acidi grassi sono essenziali affinché le nostre cellule funzionino normalmente e rimangano vive. Le membrane delle cellule consentono il passaggio dei minerali e delle molecole necessarie dentro e fuori dalle cellule. Membrane sane impediscono a prodotti chimici nocivi e ad organismi come batteri, virus, muffe e parassiti di penetrare nella cellula. Gli acidi grassi sono coinvolti in una miriade di processi chimici nel nostro organismo e sono usati da certi ormoni come blocchi per costruzioni.
Due tipi di acidi grassi, omega-3 e omega-6, non possono essere prodotti dal nostro corpo e così devono venire assunti attraverso la nostra alimentazione. Sono chiamati "acidi grassi essenziali" (EPA), e se ne abbiamo una quantità adeguata possiamo utilizzarli per costruire gli altri acidi grassi di cui abbiamo bisogno. I supplementi a base di acidi grassi essenziali sono stati utili a molte persone con allergie, anemie, artrite, cancro, candida, depressione, diabete, pelle secca, eczema, affaticamento, problemi cardiaci, infiammazioni, sclerosi multipla, sindrome premestruale (PMS), psoriasi, metabolismo pigro, infezioni virali, ecc.
Gli acidi grassi naturali, contengono un doppio legame di una configurazione particolare chiamata anche "cis" dai biochimici. La cis fa sì che la molecola sia curvata in modo che i due atomi di idrogeno siano dallo stesso lato del doppio legame. Questo significa che i legami tra le molecole sono deboli, risultando un punto di fusione più basso
La margarina viene prodotta aggiungendo atomi di idrogeno alle molecole dei grassi per renderle più saturate, elevando il punto di fusione del grasso, in modo che rimanga solido a temperatura ambiente. Questo processo chiamato "idrogenazione", per innescare la reazione richiede la presenza di un catalizzatore metallico e temperature di circa 260°C.
L'idrogenazione è diventata popolare in America perché questo olio non deperisce o diventa rancido così velocemente come gli oli normali e pertanto ha una durata maggiore. Potete lasciare un mattoncino di margarina sul tavolo per anni e non sarà intaccato da larve, insetti o roditori.
La margarina è un non-cibo! Sembrerebbe che soltanto gli umani siano così pazzi da cibarsene. Dato che i grassi nella margarina sono parzialmente idrogenati, i produttori possono dichiarare che è un prodotto "polinsaturo" e vendercelo come cibo sano.
Dato che questi grassi non esistono in natura, il nostro organismo non sa come comportarsi in modo efficace con loro, che agiscono come veleno su reazioni cellulari critiche. Il corpo tenta di usarli come se fossero buoni, avvolgendo le membrane cellulari.
Ciò altera il normale apporto di minerali e di altri nutrienti, permettendo ai microbi delle malattie e ai composti chimici tossici di entrare nelle cellule più facilmente. Risultato: malattia, cellule indebolite, limitate funzioni organiche e sistema immunitario esaurito.
Tali grassi possono anche deviare il normale meccanismo fisiologico per l'eliminazione del colesterolo. Il fegato stiva l'eccesso di colesterolo nella bile e lo invia alla cistifellea che lo svuota nell'intestino tenue giusto sotto lo stomaco. I trans-grassi bloccano questa conversione e contribuiscono ad elevare il livello di colesterolo nel sangue.
Molti di questi problemi sono noti da 15-20 anni, ma sono stati largamente ignorati negli USA. In Europa, sono limitati nelle produzioni alimentari, e alcuni paesi permettono non oltre lo 0.1% di contenuto. Al contrario, negli USA le margarine possono contenerne dal 30 al 50%.
Secondo il Dott. Russel Jaffe, un noto ricercatore medico, gli allevatori non nutrono i loro suini con trans-grassi altrimenti questi morirebbero mangiandoli.
La margarina non è l'unico prodotto alimentare sul mercato con un contenuto significativo di trans-acidi. Ogni alimento che reca la scritta "idrogenati" o "parzialmente idrogenati" sull'etichetta contiene trans-grassi. Essi includono molti prodotti da forno quali pane, crackers, stuzzichini, oli vegetali raffinati.
Evitate anche i prodotti contenenti olio di semi di cotone. Il cotone non è considerato una coltivazione commestibile per cui viene abbondantemente irrorato con pesticidi altamente tossici.
Fonti principali di acidi omega-3:
Le fonti principali sono olio di semi di lino organici e pesci come sgombri, sardine, tonni, trote e salmoni. Questi pesci non andrebbero fritti, e al contrario del pollo e del tacchino, andrebbe mangiato con la pelle, dato che è qui che c'è la maggior concentrazione di grassi desiderabili.
Alternative:
Per cucinare, usate burro invece della margarina. Anche il burro ha dei problemi, come residui ormonali e pesticidi, ma è un alimento completo. Una alternativa migliore sarebbe il burro liquefatto di bufala, o burro purificato. Usate olio di oliva, non friggete con oli leggeri polinsaturi come quelli di girasole, cartamo o mais. Si ossidano prontamente in dannosi radicali liberi alle alte temperature. Usate olio di oliva extravergine, pressato a freddo, di prima spremitura, preferibilmente con un colore verdastro e sedimenti sul fondo.

Bene, questa era solo un infarinata. Documentatevi perchè le cose da sapere su quello che ci danno da mangiare fa schifo!!!!
Gli articoli sopra li ho presi da
www.disinformazione.it che ringrazio e vi invito a leggere accuratamente.

Altri link riguardanti l'argomento che ringrazio:

http://grillitiberini.splinder.com/post/15914975/SALUTIAMOCI!

http://www.beppegrillo.it/2005/12/ferramenta_ambu.html
http://www.scribd.com/doc/5571064/Autodifesa-Alimentare








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