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mercoledì 11 febbraio 2009

COX 18

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Milano 27 gennaio 2009

COMUNICATO STAMPA


Oggi abbiamo appreso dalla stampa che il sindaco Letizia Moratti avrebbe intenzione di occuparsi dei materiali dell'Archivio Primo Moroni e che vorrebbe addirittura spostarli in una non meglio identificata sede del Comune di Milano.

Se questa giunta avesse avuto minimamente a cuore l'Archivio Primo Moroni non avrebbe mandato ingenti forze di polizia e militarizzato un intero quartiere per sgomberare il centro sociale Cox 18, cercando di bloccarne la più che trentennale attività e impedendo la libera fruizione sociale dei materiali dell'Archivio e della Calusca City Lights.

Se a muoverla fosse stato qualcosa di diverso da una volontà di mostrare i muscoli la cui protervia è pari solo all'ignoranza e all'avidità già dimostrate in troppe altre occasioni, avrebbe invece rispettato la loro collocazione nel luogo in cui Primo aveva deciso dovessero stare.

Ribadiamo quindi che per noi familiari la sede naturale dell'Archivio Primo Moroni è il centro sociale di via Conchetta 18 e che se questa amministrazione s'illude di fare diversamente incontrerà la nostra più ferma opposizione.

Cox 18, l'Archivio Primo Moroni e Calusca City Lights sono affasciati e difesi da quella solidarietà attiva che si è espressa durante tutti questi giorni. Non si toccano.

Sabina, Maysa, Anna e Chiara, familiari di Primo Moroni

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VIDEO SULLO SGOMBERO DEL COX 18

http://www.streamit.it/index.htm?v=1f5401a85672f89663ccc9801811eed2


Iniziative per il COX 18


Appello per le iniziative in solidarietà con il c.s.o.a. Cox 18

Riprendiamoci Cox 18, la Calusca e l’archivio Primo Moroni


Il 22 gennaio 2009 alle 7.00 del mattino un centinaio di poliziotti è entrato nel Centro Sociale Conchetta, fondato più di 33 anni fa e della libreria Calusca nata nel 1971 e del prezioso e storico archivio Primo Moroni.

La risposta della città è stata tempestiva, in breve si sono radunati davanti ai blindati delle forze dell’ordine molti compagni, amici, abitanti del quartiere.

Si tratta di uno sgombero illegale che non tiene conto di una causa intentata dal comune al centro sociale nel mese di luglio 2008 per la riappropriazione dei locali, una vertenza ancora in corso. Il vicesindaco De Corato, da sempre in prima linea contro le realtà cittadine non omologate, scarica su questore e prefetto la responsabilità dell’operazione. Il Pubblico Ministero sostiene di essere stato avvisato a giochi fatti. Poco importa, tutti, invece, concordano che l’importanza dell'operazione è che il Comune non perda il valore dell’area. Si tratta di una questione “patrimoniale”, come se questo bastasse a spiegare e a giustificare tutto. CONTINUA A LEGGERE...

COX18 : Intervista con Tiziana Villani, direttrice di Millepiani

Petizione online contro lo sgombero del CONCHETTA
http://www.petitiononline.com/cox18/petition.html

Wikipedia in mano a fascisti e maschilisti?

lunedì 9 febbraio 2009

Situazione carceraria italiana


Ciao a tutte/i il materiale qui di seguito l'ho preso dal sito RISTRETTI.IT (per leggere la versione integrale degli articoli e i link sui dossier clicca su contiua a leggere o sul link, apparirà il sito ristretti.it, guardate a sinistra e cliccate su morire di carcere li troverete tutto)


Presentazione del dossier "Morire di carcere"


Il dossier "Morire di carcere" rappresenta un contributo importante per far conoscere all’opinione pubblica le reali condizioni del carcere, a cominciare dallo stato di difficoltà e, a volte, di abbandono in cui si trova la sanità penitenziaria.

La parte principale del dossier è costituita dalle storie (alcune di poche righe, altre di una pagina) dei detenuti morti nelle carceri italiane, per suicidio, per malattia, per overdose, per "cause non accertate". Siamo riusciti a restituire un’identità a centinaia di loro, togliendoli dall’anonimato delle statistiche sugli "eventi critici".

Per altrettante persone, morte in carcere, non c’è stato modo di sapere nulla nonostante la rassegna stampa (che ha fatto da base per l’indagine) contenesse notizie tratte da tutti i principali quotidiani nazionali e da molti giornali locali: la conclusione più logica è che, ogni due detenuti che muoiono, uno passa "inosservato".

Una seconda sezione del dossier raccoglie notizie e riflessioni tratte dai giornali carcerari: testimonianze di detenuti che conoscevano le persone morte, a volte degli stessi compagni di cella.

Inoltre contiene materiali tratti da inchieste delle Associazioni impegnate in difesa dei diritti civili (A buon diritto, Antigone, Nessuno tocchi Caino, Osservatorio Calamandrana, etc.), alcuni articoli di Adriano Sofri e Sergio Segio, un’intervista al direttore del carcere "Le Vallette" di Torino, Pietro Buffa, sui "gruppi di attenzione" al disagio psichico attivi nell’istituto che dirige.

Il dossier Morire di carcere è stato presentato ufficialmente in una conferenza stampa a Montecitorio, con la partecipazione degli On. Marco Boato (Gruppo Misto), Enrico Buemi (Sdi), Ruggero Ruggeri (Margherita), e di Franco Corleone (ex Sottosegretario alla Giustizia con delega alle carceri), Livio Ferrari (Presidente Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia), Sergio Segio (Gruppo Abele), oltre che di volontari e detenuti del Centro di Documentazione Due Palazzi di Padova.CONTINUA A LEGGERE...


L'informazione giornalistica sulle morti in carcere


"I detenuti sono uomini, non numeri". Forse questo è un pensiero poco originale, sono in tanti che lo ripetono… e qualcuno ci crede anche. Poi sfogli una rassegna stampa sul carcere e trovi molti articoli che sembrano proprio note contabili: c’è il numero totale dei detenuti, di quelli che sarebbero di troppo rispetto alla "normale capienza", degli stranieri e dei tossicodipendenti, per finire con gli autolesionisti ed i morti suicidi.

Questa catena di cifre ricorda tanto le cronache di guerra, con le dimensioni degli eserciti, dei "corpi speciali" di combattenti e, infine, con il bilancio di morti e di feriti. La propaganda bellica si cura di far apparire i nemici come semplici quantità numeriche e, allo stesso tempo, di umanizzare i propri soldati, riprendendo la loro partenza - tra abbracci, baci e lacrime -, magari mostrandoli mentre soccorrono gente bisognosa, mentre pregano o giocano a carte. Allora, il parallelo con l’informazione "dall’interno" potrebbe avere un senso parlando di lotta alla criminalità, piccola e grande, con la contrapposizione tra le forze benigne mobilitate dalla società civile ed i delinquenti, disumani e disumanizzati.CONTINUA A LEGGERE....


I suicidi in ambito penitenziario


Nelle carceri italiane i detenuti si tolgono la vita con una frequenza 19 volte maggiore rispetto alle persone libere e, spesso, lo fanno negli istituti dove le condizioni di vita sono peggiori, quindi in strutture particolarmente fatiscenti, con poche attività trattamentali, con una scarsa presenza del volontariato.

In alcuni casi le persone che si sono tolte la vita erano affette da malattie invalidanti e ricoverate in Centri Clinici Penitenziari, ma sembra che sia l’allocazione in un determinato reparto a rappresentare il principale fattore di rischio, più che la gravità della patologia: nel Braccio "G14" (Infermeria) di Rebibbia, nel Reparto Malattie Infettive di Marassi, come nel C.O.C. (Reparto Osservazione per Tossicodipendenti) di San Vittore, si sono uccisi anche detenuti che non erano gravemente ammalati. Forse il fatto di raggruppare i detenuti in base al loro stato di salute, con l’occasione di specchiarsi quotidianamente nella doppia sofferenza dei compagni, quella della detenzione e quella della malattia, contribuisce a far perdere ogni speranza. CONTINUA A LEGGERE....


L'assistenza sanitaria disastrata


Oltre 100 detenuti l’anno muoiono per "cause naturali" nelle carceri italiane. Raramente i giornali ne danno notizia. A volte la causa della morte è l’infarto, evento difficilmente prevedibile. Altre volte sono le complicazioni di un malanno trascurato o curato male. Altre volte ancora la morte arriva al termine di un lungo deperimento, dovuto a malattie croniche, o a scioperi della fame.

A riguardo di questi ultimi casi, va detto che i tribunali applicano in maniera molto disomogenea le norme sul differimento della pena per le persone gravemente ammalate (art. 146 e art. 147 c.p.) e, spesso, la scarcerazione non viene concessa perché il detenuto è considerato ancora pericoloso, nonostante la malattia che lo debilita.CONTINUA A LEGGERE....


Le morti per "cause non chiare" e per overdose


In questa categoria possiamo distinguere due gruppi principali

  1. i casi nei quali la causa della morte non è circostanziata a sufficienza dall’informazione giornalistica, cioè dove l’uso di termini generici come "malore", "arresto cardiocircolatorio", etc., chiarisce ben poco e i casi di overdose, provocata da droghe, da psicofarmaci e alcool, dal gas delle bombolette da camping;

  2. i casi nei quali le versioni ufficiali presentano zone d’ombra ed incongruenze tali da far nascere il sospetto che mascherino degli episodi di maltrattamenti ad opera di agenti o di violenza da parte altri detenuti.

Il primo gruppo è il più consistente, dal punto di vista del numero dei casi descritti, e comprende i collassi causati da un eccesso di farmaci, le overdose da eroina, le morti conseguenti all’uso del gas delle bombolette a scopo stupefacente, ma anche quelle imputabili a patologie che non erano state diagnosticate per tempo, o curate male, o non curate affatto.CONTINUA A LEGGERE....


Per mantenere alto il livello d'attenzione sulle morti in carcere

Attivare un monitoraggio permanente sulle morti in carcere (per suicidio, malattia e "altre cause") anche avvalendosi delle informazioni raccolte dalle associazioni di volontariato e dai giornali carcerari, in modo da dare al carcere quella "trasparenza" che gli organi istituzionali non sembrano voler concedere di propria iniziativa.CONTINUA A LEGGERE....

Dossier "Morire di carcere" speciale ergastolo e 41bis

Negli ultimi due mesi il numero dei suicidi nelle carceri italiane è tornato sui livelli precedenti
all’indulto: infatti sono stati 10 i detenuti a togliersi la vita tra aprile e maggio e c’è un dato inedito
e preoccupante: 4 di loro erano ergastolani (o in attesa di giudizio per reati puniti con l’ergastolo). Il
2 giugno, infine, si è ucciso a L’Aquila Carmine Chirillo, sottoposto al regime di 41-bis, il
cosiddetto “carcere duro”.CONTINUA A LEGGERE....

Le storie dei detenuti "morti di carcere" anno per anno

Il dossier "Morire di carcere" dell'anno 2008
Il dossier "Morire di carcere" dell'anno 2007
Il dossier "Morire di carcere" dell'anno 2006
Il dossier "Morire di carcere" dell'anno 2005
Il dossier "Morire di carcere" dell'anno 2004
Il dossier "Morire di carcere" del 2002-2003

I video sul carcere da ristretti.it
http://www.ristretti.it/video/index.htm

Video i problemi della sanità in carcere
preso dal sito RETI-INVISIBILI.NET
http://movies4.arcoiris.tv/movies/27_04_2006/intervista_poggi_06_04_2006_big.wmv
Il Sindacato Autonomo Infermieri (SAI) mette sul tavolo i problemi della sanità in carcere Marco Poggi è segretario del SAI, sindacato autonomo infermieri. Sandro Quaglia è vice-segretario del SAI e vice-presidente del Forum nazionale sanità penitenziaria, per la tutela della salute in carcere. In questo colloquio raccontano del ruolo dell'infermiere all'interno della struttura penitenziaria e dei problemi, quotidiani e generali, con cui deve misurarsi. Ne emerge un quadro critico, a tratti disperante, al quale può porre rimedio solo un radicale cambiamento dell'approccio alle problematiche del carcere e alle ipotesi per la loro risoluzione. Marco Poggi ha lavorato a lungo nel carcere di Bologna e ha perso il lavoro dopo aver denunciato gli abusi cui ha assistito a Bolzaneto, nei giorni del G8 di Genova. Sandro Quaglia lavora nel carcere di Velletri.

All'aria racconti dal carcere del Piazzo


"Eventi critici" così si muore in carcere ( dal sito oltrelesbarre.splinder.com )
Dopo appena un anno e mezzo, è svanito l'effetto indulto e i penitenziari sono di nuovo affollati. Anche le morti in cella non calano: 117, di cui 42 suicidi. Con qualche caso «sospetto» (Dario Stefano Dall'Aquila)

Si muore, nelle carceri italiane, prima e dopo l'indulto. Nell'anno appena terminato 117 morti, di questi 42 sono suicidi. Nel 2006 i morti sono stati 134, di cui 50 suicidi. Nel 2005 le morti sono state 172, 57 i suicidi. Si muore con la testa infilata in un sacchetto pieno di gas, impiccati con le proprie lenzuola, di overdose, di morti improvvise che non trovano spiegazioni ma che lasciano inspiegabili segni sui corpi. In termini tecnici, nella vita di un carcere, questi episodi si definiscono «eventi critici», un modo elegante per non usare le parole morte e violenza.CONTINUA A LEGGERE...

Nelle carceri italiane negato il diritto all'affettività(http://www.osservatoriorepressione.org/)
È una pena accessoria non scritta. Ossia l'affettività negata dal carcere. Perché la porta che si chiude alle spalle del detenuto lascia fuori anche la possibilità di coltivare gli affetti. E nega, quindi, ai detenuti anche la possibilità di avere incontri anche intimi o sessuali con i propri partner.
Riccardo Arena di Radio carcere spiega: «Il problema non è quello che funziona ma quello che non c'è. Si fa prima a dire cosa c'è e come si va avanti, con sale colloqui sistemate in cameroni dove tutti sono assieme. È chiaro che l'intimità sparisca». Non è tutto. «La pena ha come effetto, scontata in questo modo, quello di distruggere anche le famiglie. Diciamo pure che la mancanza di affetto e affettività tra detenuti e parenti è una pena accessoria non scritta ma veramente grave».CONTINUA A LEGGERE...

Eccessi di sicurezza Roberta compagna di Aldo Bianzino 1\2


Eccessi di sicurezza Roberta compagna di Aldo Bianzino 2\2


Giustizia: ecco la "top ten" delle peggiori carceri italiane (preso dal sito Senza Soste.it)

1° classificato il carcere dell'isola di Favignana

Dal punto di vista geografico, Favignana è l'ultimo carcere d'Italia. Ma è il primo nella classifica delle peggiori carceri italiane. Si tratta di una piccola struttura, che ospita 85 detenuti. Quello che rende particolare questo carcere è il fatto che è costruito sotto terra. Si deve scendere per andare negli uffici del carcere. Ancora più in profondità c'è l'infermeria. E si deve scendere ancora per arrivare nelle piccole celle. Celle che sono situate a dieci metri sotto il livello del mare.CONTINUA A LEGGERE...



Trattato Italia Libia

TRATTATO ITALIA-LIBIA in questa pagina il testo completo del DDL 2041

TRATTATO ITALIA-LIBIA
APPELLO AI SENATORI ITALIANI CONTRO LE DEPORTAZIONI E LE VIOLENZE A DANNO DEI MIGRANTI AFRICANI IN LIBIA

Il 3 febbraio si apre al Senato la discussione per l’approvazione del Trattato Italia-Libia.
Con questo appello vogliamo rilanciare la petizione contro le deportazioni dei migranti in Libia, promossa dagli autori del film COME UN UOMO SULLA TERRA e dall’osservatorio FORTRESS EUROPE ed oggi firmata già da oltre 2500 persone. CONTINUA A LEGGERE...
http://www.lettera22.it/


Vincenzo Caldarola "Come un uomo sulla Terra"



COME UN UOMO SULLA TERRA Per la prima volta in un film, la voce diretta dei migranti africani sulle brutali modalità con cui la Libia controlla i flussi migratori, su richiesta e grazie ai finanziamenti di Italia ed Europa.
Un film di Riccardo Biadene, Andrea Segre, Dagmawi Yimer Regia di Andrea Segre e Dagmawi Yimer in collaborazione con Riccardo Biadene



ACCORDO ITALIA LIBIA SUI MIGRANTI (articolo dell'Associazione Studi Giuridici sull'Immigrazione)
L’ASGI esprime estrema preoccupazione per l’ accordo raggiunto, dopo trattative coperte dal più stretto riserbo, tra il Governo italiano ed il Governo libico in materia di contrasto all’immigrazione irregolare, accordo di cui il Ministero dell’Interno ha dato notizia con un laconico comunicato emanato il 29 dicembre 2007. La condizione dei migranti irregolari, arrestati o detenuti in Libia, denunciata da diverse agenzie umanitarie, e testimoniata da coloro che, giunti in Italia, hanno avuto accesso alla procedura di asilo, rimane ben lontana dall’effettivo rispetto dei diritti fondamentali della persona. I futuri tentativi di respingimento in mare, attuato con il pattugliamento congiunto italo libico delle acque prospicienti quel paese, potranno essere causa di ulteriori tragedie, aumentando il numero già impressionante delle vittime. CONTINUA A LEGGERE...



Libia: ecco le foto dei campi di detenzione
Siamo i primi giornalisti autorizzati a visitare le carceri libiche dove sono detenuti i migranti e i rifugiati arrestati sulle rotte per Lampedusa. Queste sono le poche foto che sono riuscito a scattare, di nascosto, durante quelle visite. A Sebha, Zlitan e Misratah. Nel novembre 2008.
http://fortresseurope.blogspot.com/
Fortress Europe è una rassegna stampa che dal 1988 ad oggi fa memoria delle vittime della frontiera: 13.413 morti, di cui 5.181 dispersi. Sono soprattutto naufragi, ma anche incidenti stradali di tir carichi di uomini nascosti insieme alle merci. È il caldo nel Sahara o le nevi dei valichi montuosi, sono le mine dei campi di Evros, in Grecia, sono gli spari della polizia marocchina, dell'esercito turco o le torture delle carceri in Libia e Algeria. Per chi viaggia da sud, in un modo o nell´altro, di frontiera non è difficile morire...CONTINUA A LEGGERE


SUI DIRITTI NEGATI AI MIGRANTI (articolo di gennarocarotenuto)
L’Italia è oggi un paese dove non solo non sono più in vigore di fatto numerosi articoli della Costituzione repubblicana del 1948 ma dove non vale più neanche la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Una parte della popolazione, tra 800.000 e un milione di persone, è costretta a vivere nella paura e nel ricatto, lavorare in silenzio nello sfruttamento e nell’illegalità, pena la deportazione. CONTINUA A LEGGERE....